Anche a Maggia
gli splüu – variante locale di splüi attestata nel dialetto di questo villaggio
– sono legati alle attività contadine praticate un tempo sui monti e sui
piccoli alpi a gestione familiare.
Ne abbiamo
parlato con Elda Bonetti e Marco Genazzi, che, da ottimi conoscitori della
realtà locale e della parte montagnosa occidentale e settentrionale del
territorio, sono pure stati chiamati a collaborare ai rilievi toponomastici del
loro comune. Va però notato che i numerosi splüu, distribuiti dal piano fino a
circa 1500 metri, hanno ormai rari agganci col vissuto dei nostri intervistati:
il loro uso si riferisce pertanto a situazioni più remote rispetto a quanto
abbiamo appreso dagli informatori di Cavergno e Cevio.
Di conseguenza
l’intervista ha contribuito a ravvivare i ricordi in proposito, così che Elda
Bonetti commenta: adèss cul parlá i m végn im mint (adesso col parlare mi
vengono in mente). Ci limitiamo a pochi esempi di splüu ancora adoperati nella
prima metà del Novecento.
Elda Bonetti,
che per parecchi mesi all’anno soggiornava con le capre al monte Crópp, ci dice
di non averne osservato tracce. Ma riguardo a una piccola cavità in cui poneva
le conche di latte al monte C’ignöi, dove saliva in maggio, aggiunge: dó ch’a
purtèum lá l lècc, ti é im mint che i èra sü chèll balón? Dòpo, lí, l nöss pá u
i a fècc sü la pòrta: chèll lí l’èra bé n splüu (dove portavamo il latte, hai
in mente che c’era sopra quel blocco? Dopo, lì, il nostro papà vi ha messo la
porta: quello lì era ben uno splüu). A sua volta, Marco Genazzi ricorda gli
splüu del monte Antróna, tutti sotto un enorme masso. All’epoca della sua
giovinezza, alcuni erano utilizzati, ma si dormiva nelle stalle, data l’eccessiva
umidità: la nòssa cá l’èra un splüu, staum bé dént a casaa e mangiaa (la nostra
casa era uno splüu, stavamo ben dentro a lavorare il latte e mangiare).
Tralasciando
altri splüu menzionati dai nostri interlocutori, ci preme rilevare che,
nell’aneddotica popolare, taluni di essi
si situano tra leggenda e fantasia. Oltre allo Splüu di Pitói ai piedi della montagna,
demolito in occasione della costruzione della circonvallazione, dove si credeva
che trovassero ricovero i pitói (mendicanti, accattoni), in passato numerosi
nella zona, citiamo lo Splüu di Sètt C’ünn (caverna delle sette culle), nella
Val C’amp a circa 1100 metri, di dimensioni ragguardevoli e abbandonato, che deve
il nome a un episodio in relazione col presunto passaggio nel 1799 di soldati
austrorussi.
Racconta Elda
Bonetti che i soldati, scesi da Bosco Gurin o da Fusio, sarebbero stati
minacciati col falsción (falce fienaia) da un suo bisnonno. Ciononostante,
dando retta al cauto consiglio del parroco, le giovani mamme si cercarono un
riparo per mettere al sicuro i neonati: e dòpo i a fècc scapá tütt i mam cun
sciá chi gugnitt piscian, parchè i disc che indó ch’a rivèva chi lí, i fèva pö
piazza pulida! (e dopo hanno fatto scappare tutte le mamme coi bambini piccoli,
perché dicono che dove arrivavano quelli lì, facevano poi piazza pulita!).
Panoramica del Comune di Maggia oggi
Tratto da: Repertorio toponomastico ticinese:
Maggia
Bonetti, Elda • Garzoli, Fausto • Poncini, Arturo [Bearb.]. Vassere, Stefano • Tomasi, Aurelio • Canella Martinelli, Eliana [Hrsg.]. - Bellinzona (2000)
Bonetti, Elda • Garzoli, Fausto • Poncini, Arturo [Bearb.]. Vassere, Stefano • Tomasi, Aurelio • Canella Martinelli, Eliana [Hrsg.]. - Bellinzona (2000)
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